Alessandra Cioppi
Il 30 giugno del 1409 Martino il Giovane, erede al trono d’Aragona, sconfiggeva, dopo una sanguinosa battaglia combattuta nei pressi di Sanluri, il giudice d’Arborea Guglielmo III.
La tragica disfatta poneva fine al durissimo conflitto che, scoppiato nel 1353 tra i giudici arborensi e i sovrani d’Aragona, si trascinava da più di cinquanta’anni tra sanguinose battaglie e mutamenti di alleanze. Soprattutto dopo la liberazione di Brancaleone Doria (1390) il quale, con uno di quei sorprendenti colpi di mano caratteristici di questa guerra, aveva riportato l’isola alla situazione territoriale antecedente la pace firmata, nel 1388, dalla giudicessa Eleonora, sua consorte, e il re Giovanni I. Si susseguirono iniziative regie e giudicali, le prime tese a rafforzare le città e i castelli rimasti in mano alla Corona, le altre a fiaccare il morale dei catalani e ad abbattere le loro difese per porre fine definitivamente alla guerra.
Nel 1409, l’infante Martino, re di Sicilia ed unico erede al trono d’Aragona, avendo preso coscienza della situazione, propose al padre Martino I di risolvere con la forza delle armi e in campo aperto il problema sardo. Di certo, il recupero del Regno di Sicilia da lui compiuto in quegli anni lo stimolò e lo incoraggiò a tentare la riconquista, una volta per tutte, anche della Sardegna.
Lo scontro finale, dunque, era diventato inevitabile. Guglielmo III potenziava le truppe, tentando di far convivere milizie provenzali, sarde, genovesi e lombarde in una mescolanza di lingue e culture che ne limitavano la compattezza e governabilità; Martino allestiva un poderoso esercito di fanti e cavalieri, sbarcati a Castell de Càller dalla Catalogna e dalla Sicilia.
Alla fine di giugno il giovane re lasciava la capitale e risaliva il rio Mannu lungo i territori degli attuali paesi di Assemini, Decimomannu, Villasor, Samassi, accampandosi poco distante da Sanluri, nel cui castello Guglielmo si era trasferito da qualche mese.
La battaglia ebbe inizio all’alba. Come si svolse e quanto durò ci è dato sapere solo da fonti aragonesi. Certamente fu violenta e furiosa, e coinvolse le parti in campo sino allo spasimo poiché l’esito avrebbe deciso il destino di tutti. L’esercito del giudice, costituito in massima parte da fanti, dovette cedere all’attacco della cavalleria nemica, cosicché, smembrato e diviso in due tronconi isolati e sbandati, venne completamente annientato.
L’urto avvenne verosimilmente presso un poggio poco distante dal borgo, ancora oggi chiamato Bruncu de sa batalla. Lì i catalano-aragonesi riuscirono a sfondare lo schieramento arborense e a spingere gran parte dell’esercito giudicale verso il rio Mannu dove, dopo averlo intrappolato, ne fecero strage presso una collinetta, denominata su Occidroxiu in ricordo dello sterminio.
A centinaia morirono sul campo, pochi riuscirono a fuggire verso il vicino castello di Monreale. La fortezza di Sanluri venne presa d’assalto e chi vi si era rifugiato, compresi donne e bambini, furono passati a fil di spada.
Aggiornamento: 11 novembre 2017
Francesco Cesare Casula, La Sardegna aragonese, 2 voll., Chiarella, Sassari 1990.
Alessandra Cioppi, Battaglie e protagonisti della Sardegna medioevale, AM&D Editrice, Cagliari 2008.
Alessandra Cioppi, Le strategie dell’invincibilità. Corona d’Aragona e Regnum Sardiniae nella seconda metà del Trecento, prefazione di Flocel Sabaté, CNR-Isem, AM&D Edizioni, Cagliari 2012
Philippe Contamine, La guerra nel Medioevo, Il Mulino, Bologna 1986.
La batalla de Sent Luri: textos y documentos, Rafael Conde y Delgado de Molina (a cura di), Introduzione di Giampaolo Mele con un saggio di Luisa D’Arienzo, ISTAR-Pro Loco Sanluri, Oristano 1997.
Gabriella Olla Repetto, Il castello di Sanluri nei secoli XIV e XV, in Sanluri terra e’ lori, Società tipografica sarda, Cagliari 1964, pp. 33-39.