Come le altre città regie del Regno di Sardegna (Cagliari, Sassari, Alghero, Castel aragonés, Iglesias e Bosa) anche Oristano gode del privilegio di immagazzinare annualmente (encierro) una determinata quantità di grano acquistata a prezzo calmierato (afforo) nel territorio circostante. Questa prerogativa, che non risponde tanto a esigenze di natura annonaria ma militari, serve a garantire l’approvvigionamento in caso di guerra o di carestie. La quota di grano assegnata a ciascuna città non è commisurata nemmeno alla sua consistenza demografica, quanto piuttosto ad altri fattori quali la più antica tradizione comunale e, soprattutto, l’importanza rivestita dal centro nel sistema difensivo del Regno.
Il grano stoccato nei magazzini urbani (porción) deve essere conferito in quote diverse dalla municipalità, dai signori feudali e dagli alti ufficiali dell’apparato amministrativo. Trascorso un anno può essere messo in vendita in regime di totale o parziale esenzione fiscale e per questo motivo lo smercio dei cereali costituisce una voce particolarmente importante del bilancio delle città sarde. Vige tuttavia l’obbligo di non effettuare prelievi dai magazzini prima che una uguale quantità di grano nuovo venga ammassata in sostituzione del frumento vecchio destinato all’esportazione. Queste operazioni commerciali, nel caso di cattive annate agrarie che facciano presagire il rischio di una carestia, possono essere sospese dal viceré allo scopo di salvaguardare l’ordine pubblico.
Dopo alcuni aggiustamenti, la porción assegnata a ciascuna città nel corso del XVII secolo si stabilizza intorno a questi livelli: Cagliari 40 mila starelli (uno starello equivale a 50,5 litri); Sassari, Alghero e Oristano 12 mila; Iglesias e Castel aragonés 6 mila; Bosa 2 mila.
Non sappiamo se il privilegio di encierro viene esercitato ovunque con la stessa continuità di Cagliari. Ad Oristano, sfruttando il vantaggio di un entroterra agricolo particolarmente fertile e la lontananza dalle aree di approvvigionamento degli altri centri urbani privilegiati, si ammassano spesso grandi quantità di frumento. Secondo Bruno Anatra nel 1646 in una dozzina di magazzini sono stipati ben 12 mila starelli di grano nuovo e 10 mila di quello vecchio; quattro anni dopo ancora 15 starelli tra vecchio e nuovo distribuiti in dieci depositi. Occorre tuttavia precisare che la tentazione di esercitare il privilegio da parte della municipalità deve spesso fare i conti con i bruschi cali della produzione agricola tipici dell’età moderna. Ricorrenti cicli di siccità, piogge eccessive e invasioni di cavallette compromettono i raccolti e mettono dunque in competizione le necessità di sopravvivenza delle famiglie contadine con gli interessi commerciali e speculativi della città. Ma la discriminazione della campagna è la norma anche negli anni di abbondanza. Il prezzo politico del grano di porción viene infatti stabilito a Cagliari per tutto il Capo di Sotto e a Sassari per quello di Sopra, senza tenere in nessun conto le necessità delle comunità contadine tributarie. L’espropriazione in danno degli agricoltori è ancora più evidente per il fatto che costoro sono costretti a restituire in beni naturali, a prezzo di afforo e al momento del raccolto, quanto hanno ricevuto in denaro e sementi dai loro creditori nel corso dell’anno.