Giuseppe Marci
Nel 1964 Giuseppe Dessì (1909-1977) pubblicò Eleonora d’Arborea, racconto drammatico in quattro atti, con una protagonista che “ha solo un riferimento occasionale e fortuito con la figura storica”. Intendeva, cioè, costruire un personaggio letterario da valutare soprattutto nella dimensione umana e nei sentimenti da cui è animato.
L’eroina passa attraverso prove drammatiche riguardanti la famiglia d’origine, il rapporto col marito e i figli, con il giudicato d’Arborea e con il popolo che deve governare. Ha la forza morale necessaria per affrontare la difficile situazione, sa analizzare i problemi con finezza intellettuale e compie scelte non convenzionali.
Dessì ha sempre mostrato particolare cura nel delineare i personaggi femminili (pensiamo alla Valentina di Paese d’ombre o a Mariangela Eca de Il Disertore) e, già nel 1949, rifletteva sui risultati, modesti per carenza di fantasia, ottenuti storicamente dagli uomini: “Solo due personaggi della storia sarda hanno questo carattere di fantasia: Eleonora d’Arborea e Grazia Deledda. Ma sono donne, non uomini”.
E aggiungeva: “tutto ciò che dipende dalla donna funziona, mentre tutto ciò che dipende dall’uomo funziona male”.
Analoga concezione in Eleonora d’Arborea, con le donne ripetutamente descritte “attive come api”, capaci di svolgere le funzioni domestiche e, insieme, seguire il filo dei ragionamenti, sempre “sicure” e “pertinenti”.
Occorre ricordarlo, per capire la natura del dramma che è pubblico e privato, riguarda la gestione dello Stato e le responsabilità che chi governa deve assumere, il rapporto con il popolo e le ragioni per cui occorre restituire il mandato; ma anche la famiglia.
Eleonora ha deciso di combattere la battaglia autonomistica, ha sfidato il Re d’Aragona in contrasto con la volontà del marito, ha chiamato a raccolta il popolo e ha vinto la guerra; ma è sconfitta dalla peste. A Padre Lorenzo, che le suggerisce, a questo punto, di tornare a Oristano per riprendere il comando, risponde di non poterlo fare in nome del Re d’Aragona e aggiunge: “io sono come tutti questi che mi stanno attorno, uguale a loro”.
Non c’è più la condizione per esercitare il mandato politico, ma può aiutare il suo popolo curando gli appestati. Tra mille anni, forse, si ricorderanno di lei: “Lianora – diranno – quella delle leggi”.
Dessì non ha voluto delineare un personaggio storico ma una figura letteraria “di inquieta modernità”, capace di spiegare “che tutto il mondo è Sardegna”, che i problemi del racconto drammatico non riguardano una piccola isola ma l’intero mondo.
Aggiornamento: 11 novembre 2017
Giuseppe Dessì, Eleonora d’Arborea, racconto drammatico in quattro atti, Mondadori, Milano 1964.
Giuseppe Dessì, Eleonora d’Arborea, racconto drammatico in quattro atti, Nicola Tanda (ed.), Edes, Sassari 1995.
Giuseppe Dessì, Eleonora d’Arborea, racconto drammatico in quattro atti, (con una prefazione di Nicola Turi), Ilisso, Nuoro 2010.