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Sequenza

Giacomo Baroffio
 

La sequenza nel Medioevo era un lungo vocalizzo sulla vocale finale dell’Alleluia. Notker, monaco di San Gallo (+ 912) scrive: “In quel periodo giunse da noi un monaco sacerdote di Jumièges, abbazia devastata dei normanni. Egli portava con se un libro di musica (antiphonarium) nel quale alcuni versus letterari erano adattati alla musica dei vocalizzi alleluiatici (sequentiae)”. In Italia la sequenza ha diffusione grazie allo stesso Notker, che nell’884 dedica la sua raccolta di Hymni al vescovo Liutwardo di Vercelli.

Le melodie delle sequenze, nella forma più diffusa, sono costituite da strofe accoppiate con la medesima melodia (aa bb cc …). Sotto le singole note sono inserite le sillabe di un nuovo testo.

Una particolare impaginazione riguarda la tradizione sangallese delle sequenze e la loro trasmissione in altre aree, ad esempio Benevento. In una colonna è scritto il testo, in un’altra la musica. Si nota anche che in varie sequenze di Notker il numero delle sillabe di una parola coincide con il numero delle note dei corrispondenti gruppi neumatici.

Le melodie delle sequenze hanno una dinamica ben precisa. All’inizio di solito si muovono in un ambito melodico grave; si muovono poi verso l’ambito acuto e, verso alla fine, scendono di nuovo all’ambito grave. Da notare che la maggior parte delle sequenze franco-occidentali concludono la sillaba finale delle strofe sulla vocale a che ricorda la finale dell'Alleluia.

In Sardegna solo a Oristano si conserva un nucleo consistente di manoscritti liturgici. Merita attenzione il ms. P. XII dell’Aula Capitolare della Cattedrale, nel quale è presente un gruppo di sequenze. Si possono ricordare, per esempio:

 

  1. Laetabundus exultet fidelis chorus: risale al secolo XI e ha avuto una grande diffusione in tutta l'Europa come canto natalizio [ESEMPIO VOCALE]. In Italia il testo è stata rielaborato in onore di s. Francesco [ESEMPIO VOCALE].

 

  1. Victimae paschali laudes: la nota sequenza pasquale è tramandata in una recensione particolare che prevede la triplice ripetizione della strofa “Dic nobis, Maria, quid vidisti in via?” A Oristano si conserva ancora la penultima strofa omessa già nel XIV-XV secolo “Credendum est magis soli Mariae veraci, quam Iudaeorum turbae fallaci” [ESEMPIO VOCALE].

 

  1. Nativitas Mariae virginis: la composizione riprende vari segmenti da brani già esistenti; per esempio, dalle sequenze di Pasqua “Victimae paschali laudes” e di Pentecoste “Veni sancte Spitirus” [ESEMPIO VOCALE].

 

  1. Surgit Christus cum trophaeo: brano molto lungo e complesso, è in stretta relazione con la sequenza pasquale “Victimae paschali laudes. Da notare una strofa con funzione di ritornello che si ripete con insistenza ben sette volte: “Dic, Maria, quid vidisti contemplando crucem Christi?” [ESEMPIO VOCALE]. Analoga situazione è presente in un’altra sequenza, Surgit victor virtualis.