I rumori della guerra lontana arrivano fino alla reggia di Oristano, dove la Giudicessa Eleonora guarda fuori dalla finestra. Nella piazza d’armi del palazzo i soldati si esercitano montando i cavalli sardi, così belli e fieri come i loro cavalieri bruni, che si preparano a partire per la battaglia contro il nemico aragonese. Eleonora pensa ai cavalli castigliani che giungevano un tempo in dono alla sua famiglia in cambio dei pregiati falconi sardi, e le sembrano passati secoli dal tempo dell’amicizia con l’Aragona. Nella Carta de Logu non ha dimenticato di dare disposizioni anche per proteggere quei preziosi animali:
Capidulu 88 – hordinamus qui sus hominis totu de sa terra nostra de Arbarée qui anti avir covallus issoro, illos posant bendiri at vulintadi issoru intro de Arbarée a sardus et non a teremengesus senza paraulla nostra…
I bei cavalli nati nell’isola sono orgoglio antico dei sardi, e alla terra appartengono. Fuori dell’isola non devono andare, non si devono né regalare né vendere a forestieri.
Capidulu 87 – Item hordinamus qui alcuno homini non depiat bogare store de niu nen falcone. I falconi sono meravigliosi cacciatori, bene allevati, catturano nel cielo una preda quasi invisibile: sono una ricchezza speciale della nostra terra.
Ora la regina saggia e coraggiosa è confinata nella sua stanza e sente che deve arrendersi: la peste nera, questa spietata nemica che, attraverso il piano e i monti, porta il suo veleno ovunque, l’ha raggiunta, e lei sa che non risparmia nessuno né vincitori né vinti.
La leggenda racconta che Eleonora, all’arrivo dell’epidemia, andava per le strade di campagna e nei villaggi prodigandosi personalmente per alleviare le sofferenze del popolo, esponendosi con generosa incoscienza al contagio della Morte Nera.
Nell’anno 1404 Eleonora riposa finalmente in pace.
Di lì a poco, nel 1409, con la definitiva sconfitta dell’Arborea, comincia per l’isola il dominio aragonese; svanisce così il sogno di unificazione e di indipendenza della Sardegna.
La Carta de Logu, indissolubilmente legata al nome di Elianora Juyghissa de Arbaré, vivrà invece ancora molti secoli e conquisterà tutti i governi che si succederanno nell’isola guidando sino al 1827 la vita di tutti i sardi.
Clara Murtas
(illustrazioni di Pia Valentinis)