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Carta anonima sardo-spagnola del 1639

Marina Sechi Nuvole

La carta anonima in redazione spagnola scoperta dal geografo Osvaldo Baldacci nel 1972 nella Biblioteca Nazionale di Parigi venne dallo stesso datata e riportata alla prima metà del XVII secolo. L’anno successivo, l’accademico ne pubblicò le prime fondamentali considerazioni definendola un vero e proprio cimelio geo-cartografico. Cinque anni dopo Pasquale Brandis, riprendendo il lavoro avviato dal maestro, portò un ulteriore contributo allo studio della carta approfondendo alcuni aspetti riguardanti soprattutto le caratteristiche tecniche (reticolato geografico, scala, segni convenzionali, caratteri tipografici) nonché gli aspetti fisici (coste, isole minori, orografia, idrografia, etc.) ed antropici (suddivisioni territoriali, centri abitati e città regie, città antiche e moderne del Regno di Sardegna, porti, torri litoranee, etc.). Alla luce di quanto è già stato scritto la carta può essere definita un documento propagandistico realizzato al fine di mettere in opportuno risalto particolari aspetti dell’Isola, quali per esempio quello strategico e difensivo oltre ai crescenti settori dell’economia sarda come la pesca (corallo e tonno) e le coltivazioni (orticole ed arboree).

La carta, inserita in un rettangolo di mm. 1420 x 1000, è stata realizzata utilizzando per la stampa 8 fogli di rame ciascuno di mm. 360 x 500 successivamente incollati su tela di canapa unitamente a un testo posticcio a stampa collocato alla base contenente la Descripcion de las ciudades antiguas, y modernas del Reyno de Sardeña e formante 12 colonne dalle dimensioni medie di mm. 90 x 90.

La scala complessiva è di 1:300.000 mentre quella relativa (data dai rapporti molto differenti tra le distanze) risulta di circa 1:215.000. Ai margini della carta, orientata con l’Est in alto, sono riportati i valori della latitudine e longitudine di 5’ in 5’ di grado comprendendo l’Isola tra i paralleli 37° e 40° Nord ed i meridiani 30° 30’ e 33° 00’ Est.

Il titolo della carta, Descripcion de la isla y Reyno de Sardeña, posizionato nella parte alta del cimelio, è stato inframmezzato dagli anonimi incisori con tre stemmi, quello di Aragona, dell’Arma di Spagna e del Regno di Sardegna. Sulla sua base sono state collocate una rosa dei venti a 32 punte (otto direzioni per ogni quadrante), le insegne del sassarese Francesco Vico e la scala grafica in Millas Ytalianas.

 

Aggiornamento: 11 novembre 2017

 

Particolari del VII° rame della carta anonima sardo spagnola 1639

La Sardegna viene suddivisa amministrativamente in quattro unità regionali corrispondenti nel loro tracciato, grosso modo, alla ripartizione geo-storica giudicale. In particolare il limite tra la provincia turritana e quella arborense è rappresentato da una linea ondulata a doppio tratto che si sviluppa dalla località di Manorri, percorre un breve segmento del Rio di Galtellì, attraversa gli agri di Nuero, della città “antica” di Yolea, di Noragugume, di Aidumaior, di Paule Latinu ed arriva ad Est della Torre di S. Catalina di Pitinures. I confini tra la provincia arborense e quella calaritana hanno origine dall’odierna Marina di Gairo, lambiscono i comuni di Sadili, Escolca, Las Plasas, Gonoscodina, l’ “antica” Aquaelesae giungendo ad Ovest sino alla Torre de Flumen durci.

Lo sviluppo costiero dell’Oristanese si presenta con un andamento generale assai frastagliato, anche nei tratti prevalentemente sabbiosi. Il porto della città capoluogo è messo in evidenza dalla presenza di imbarcazioni all’ancora. L’orografia litoranea è fatta risaltare dal disegno a mucchio di talpa con piccoli rilievi sfumati ed ombreggiati.

L’idrografia, ricchissima di refusi, pare suddividere l’Isola in tante aree. I fiumi, tracciati con incisioni assai evidenti, ampie e sinuose, sono spesso mal raccordati tra rame e rame. Le fonti del Rio di Oristan (Tirso) sono state erroneamente collocate tra Orotelli e Orani: l’asta del Rio de Gusiano descrive un’ampia ansa scorrendo in prossimità di Bortigale, Bono, Sporlate (Esporlatu) irrorando successivamente i territori di Bolotana, Ghilarza, Allay, Fordongianus, cambiando l’ idronimo in Rio di Oristan in prossimità dell’area di foce e della Torre del Porto di Oristano. Sfocia nel medesimo golfo il Rio di Mogoro, privo di idronimo, che nel tratto finale è stato arginato con schematici alberelli.

Sempre nei pressi della città capoluogo è ben delineato lo stagno di Santa Giusta mentre le aree acquitrinose di San Giovanni-Marceddì e Cabras sono state incise con contorni del tutto simili ad ampie insenature.

Lungo la costa sono disegnate le torri litoranee della Torre de Flumen durci, de Cabo San Marci (erroneamente posizionata), del Puerto de Oristan, de San Juan, de Cabo de mora, del Puerto de la mora, de Cabo Manno, de las Salinas, de Orfanu Puddu.

 

 

Descrizione delle città antiche e moderne del Regno di Sardegna

La città di Cornu, molto grande e popolosa, era situata tra Seligues e Monteferro, fu famosa ai tempi delle sanguinose guerre dei Romani con i Cartaginesi, che vi avevano dimora e rifugio. Ne parla Tolomeo. Oggi non rimane traccia. La 26a città fu Cujarapiz, presso il luogo ove ora sorge Busaqui, nella provincia di Arborea, del contado di Sedilo. La 27a città fu Aquae Hipsitanae dove oggi c’è Fordongianus, con i suoi numerosi e famosi bagni medicinali, che devono aver dato nome alla città di Aquae Hipsitanae. La 28a città fu quella di Tarre, o Terren, che si popolò a ragione della distruzione della città di Cornu. Aveva sede in questa città di Tarre la cattedra arcivescovile della provincia di Arborea; quando anche questa decadde, la sede passò, con l’arcivescovo e il Capitolo nel 1385, nella città di Oristan, e prese il nome di San Michele di Arista, a causa della grande quantità di grano che vi si raccoglie. Questa città aveva come suffraganei i vescovi di Terralba e Santa Iusta, oggi riuniti nell’Arcivescovado di Civita ed esistente unitamente a quello di Ampurias, di Suelli e di Ales, che vi è ancora visibile, insieme con l’abbazia di San Nicola ed il Priorato di S. Antonio de Aristola (Oristano). La 32a città fu Leza, dove oggi è Ales, vescovado del Marchesato di Quirra.

Bibliografia di riferimento

Osvaldo Baldacci, Una carta geografica seicentesca della Sardegna in redazione spagnola, «Rivista Geografica Italiana», LXXX, 4, 1973, pp. 369-388.

Pasquale Brandis, La geografia della Sardegna in una carta anonima seicentesca, «Atti del III Convegno Internazionale di Studi Colombiani», Tilgher, Genova 1979, pp. 169-238.

Luigi Piloni, Carte geografiche della Sardegna, Editrice Sarda Fossataro, Cagliari 1974, tav. XXXVI.